Nella piccola area di Dos Sottolaiolo incontriamo una certa concentrazione di un’altra raffigurazione simbolica che affascina e sconcerta i ricercatori: la paletta.
La paletta è una figura quadrangolare, o più raramente ovale, resa a figura piena o al sola linea di contorno fornita di impugnatura o manico solitamente con il pomo evidenziato e decorato.
Come spesso accade anche per le palette possiamo osservare una precisa zonizzazione nella distribuzione delle figure: sono abbastanza frequenti sul versante orografico sinistro del fiume, da Sonico a Nadro, e quasi assenti fra Sellero a Capo di Ponte.
I contesti iconografici mostrano che le figure di paletta sono spesso associate tra loro, a coppie o a gruppi di cinque o sei. Lo studio delle associazioni e delle sovrapposizioni svolto nel corso delle ultime ricerche ha dimostrato che le figure di paletta compaiono nell’arte rupestre della Valcamonica durante il Bronzo Medio-Recente (dal sedicesimo al dodicesimo secolo avanti Cristo) e continuano ad essere raffigurate sino alla media età del Ferro (inizio quinto secolo avanti Cristo), con una significativa interruzione durante l’ottavo e il settimo secolo avanti Cristo. Non si conoscono ad oggi figure di paletta nella tarda età del Ferro.
Sui possibili significati legati a questo simbolo, si sono sprecate le più svariate teorie: negli anni ’30, Giovanni Marro, sosteneva che le palette fossero semplicemente le “pagaie” dei palafitticoli camuni, mentre negli anni ’70 era in voga la teoria che si trattasse di uno specchio. Difficile oggi sostenere l’ipotesi di Marro visto che non sono ancora stati ritrovati resti palafitticoli in Valcamonica né tantomeno sono riscontrabili associazioni ricorrenti fra le palette e categorie di figure collegate all’acqua, come barche o gli uccelli acquatici. Altrettanto improbabile la seconda eventualità , poiché specchi di forma rettangolare sono attestati solo nel mondo romano.
Alcuni oggetti identici alle nostre figure sono stati in effetti rinvenuti in tombe femminili dell’area paleoveneta e golasecchiana (cultura celtica dell’area padana diffusa tra Novara, Como e Bergamo), mentre in Valcamonica esistono per ora solo come raffigurazioni rupestri. Purtroppo la Valcamonica, così ricca di patrimonio iconografico legato alle incisioni rupestri, è molto avare di ritrovamenti archeologici di cultura materiale (tombe, abitati o altro), i siti archeologici studiati e documentati sono pochissimi quindi spesso i confronti devono essere fatti con ritrovamenti presso coeve culture vicine.
Il ritrovamento di una paletta nella cosiddetta “tomba di Nerca”, una donna aristocratica della Este paleoveneta, ha comunque gettato un po’ più di luce sulla sua funzione: l’oggetto è stato infatti rinvenuto insieme agli elementi del corredo funebre che si riferivano alla cura del fuoco (alari, spiedi, molle, eccetera). Ne consegue che forse si trattava di uno strumento utilizzato per rimuovere la cenere dal fuoco o per infornare focacce o quant’altro. Alcuni studiosi ritengono che fosse connesso i riti funerari e che fosse lo strumento rituale per la rimozione dei resti combusti del defunto. Possiamo dunque affermare che la paletta era un oggetto propriamente femminile legato alla ritualità e di innegabile valore simbolico.
Le raffigurazioni più antiche, riferibile all’età del Bronzo, sono spesso raggruppate in gruppi di cinque o sei palette e possono far pensare ad una sorta di indicazione che segnalasse la presenza di un sito rupestre femminile, in qualche modo ritualmente vietato al mondo maschile.
Nell’età del Ferro le palette vengono invece costantemente associate ai guerrieri. Poiché le donne non sono più raffigurate nell’arte rupestre di questo periodo è possibile che la presenza femminile dovesse essere circoscritta a pochi e selezionati simboli, come abbiamo già evidenziato parlando delle rose camune.
per approfondimenti rimandiamo all’articolo di Angelo Fossati apparso nel 1995 su Notizie Archeologiche Bergomensi, dal titolo Cronologia ed interpretazione di alcune figure simboliche nell’arte rupestre del IV periodo camuno.
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