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Natura, arte rupestre, archeologia, turismo culturale

Sottolaiolo

A partire dal 1980, la soprintendenza archeologica della Lombardia e il Centro Camuno di Studi Preistorici condussero un imponente lavoro di indagine archeologica fra Paspardo e Capo di Ponte, in vista della costruzione di quella che viene detta “nuova strada della Deria”.

Nella primavera del 1984, il CCSP individuò e iniziò a documentare sette rocce in una località chiamata dalla gente del posto Dos Sottolaiolo. L’area fu studiata e pubblicata nel 1988 dalla cooperativa “Le orme dell’uomo” che riprese poi i lavori nel 1995 individuando una decina di nuove rocce.

In dialetto locale Dos Sottolaiolo, significa “dosso sotto il laghetto”, in ricordo dell’”Orecchina di mare”, un laghetto di acque stagnanti e paludose che raccoglieva lo scolo delle montagne vicine, sito in località Munfrì. Fino agli anni trenta, il piccolo specchio d’acqua era utilizzato per macerare le piante di lino e canapa da cui si ricavavano tessuti.

L’eccellente posizione del Dos Sottolaiolo deve averne fatto un luogo strategico per il controllo della media valle. Si tratta di un terrazzo naturale delimitato da uno strapiombo affacciato sul fondovalle, da cui si gode di una vista panoramica sul Pizzo Badile Camuno e sulla Concarena. La zona è pianeggiante e ombreggiata da castagni, noccioli, ciliegi selvatici e cornioli. L’ambiente preistorico doveva essere molto diverso da quello attuale, ricordiamo infatti che furono i Romani a introdurre la coltivazione del castagno.

La maggior parte delle figure presenti sulle rocce di Dos Sottolaiolo è stata incisa nella media e tarda età del Ferro, a cui si aggiungono alcune figure più antiche attribuite all’inizio dell’età del Ferro e alcuni segni cristiani di chiara età storica. Del resto siamo molti vicini a Campanine di Cimbergo, l’area archeologica che ha restituito la maggiore concentrazione di arte rupestre di età storica della Valcamonica.

Convenzionalmente, per la Valcamonica, consideriamo età del Ferro l’ultimo millennio a.C. e più precisamente l’arco di tempo fra il novecento avanti Cristo e il sedici avanti Cristo, anno della sottomissione del popolo camuno all’Impero romano.

L’età del Ferro è caratterizzata dallo sviluppo della metallurgia del ferro soprattutto per la fabbricazione di armi e utensili. L’adozione di questo nuovo materiale spesso coincide con grandi mutamenti che investono moltissimi aspetti sia economici che sociali: le pratiche agricole, le credenze religiose e gli stili artistici. Spesso i ricercatori si riferiscono a questo periodo col termine di Protostoria, ossia il lasso di tempo che immediatamente precede le prime forme di scrittura.

L’arte rupestre dell’età del Ferro è la più interessante e ricca dal punto di vista tematico. Si stima che circa i ¾ delle figure note siano da attribuire a questo periodo, che rappresenta dunque l’apice espressivo delle genti camune: il ventaglio dei soggetti aumenta notevolmente e vengono intensamente istoriati vecchi e nuovi siti.

Proprio la vastità del fenomeno istoriativo ha generato diversi approcci interpretativi per spiegare i numerosi “misteri” di questo ricchissimo patrimonio iconografico. Ci si è ad esempio accorti che alcuni temi sono più frequenti in determinate aree e quasi assenti in altre e che esistono veri e propri “stili” con una precisa zonizzazione.

Il tema dominante dell’iconografia di Dos Sottolaiolo è senza dubbio il guerriero, isolato con le armi ben in vista (elmo, scudo, lancia o spada o ascia). Sono i dettagli con cui sono state incise le armi a fornirci i dati necessari per datare queste incisioni alla seconda metà dell’età del Ferro. A Sottolaiolo, sulla roccia 5, un grande guerriero è raffigurato in posa eroica, con le armi innalzate e una corta tunica che mostra i genitali, come ampiamente documentato in ambito etrusco. Impugna una lancia e uno scudo a pelle di bue che può essere confrontato con armi simili o arte coeva datata attorno alla fine del quinto secolo avanti Cristo.

Il duello è un altro motivo ricorrente tipico dell’età del Ferro camuna. Si tratta probabilmente di duelli a carattere rituale. Il duello nell’antichità italica si caricava spesso di significati socio-religiosi come nel caso del duello giudiziale (lo scontro fra due campioni evitava lo scontro fra due schieramenti) e di  gare o giochi organizzati nei cerimoniali funerari per onorare il defunto. Non è escluso che in Valcamonica si tratti di una raffigurazione mitologica o leggendaria di un epico duello fra due antenati, eroi, divinità.

Sulle rocce di Dos Sottoliolo troviamo anche armi isolate o raccolte in collezioni che ci ricordano le composizioni calcolitiche e dell’età del Bronzo. Sono asce da battaglia a largo tranciante che, confrontate con armi trovate in contesti culturali alpini, possiamo datare alla fine dell’età del Ferro.

In alcuni casi i guerrieri sono accompagnati da figure simboliche, che pongono maggiori dubbi interpretativi. Un grande enigma è costituito dalla rosa camuna, qui presente nella sua variante quadrilobata. In valle se ne contano un centinaio, l’attestazione in regioni anche molto distanti fra loro dal Portogallo alla Svezia, ci permette di asserire che è un simbolo di matrice continentale, nato probabilmente nell’età del Bronzo ma caratteristico dell’età del Ferro. Sul suo significato si sono spese numerose ipotesi: da simbolo solare a strumento musicale. Recentemente alcuni studiosi hanno ipotizzato che la rosa camuna possa essere collegato ad una simbologia femminile.

Possiamo attribuire un valore analogo ad un altro misterioso simbolo, la paletta, che probabilmente ritrae un oggetto rituale usato per rimuove le ceneri ritrovato in numerose sepolture femminili e depositi votivi di matrice paleo-veneta.

Le figure zoomorfe sono poche: si tratta di cervi e quadrupedi, un serpentiforme e un animale di età storica che sembra rappresentare un elefante.

Ancora all’età del Ferro sembrano appartenere coppelle, punti e gruppi di martellina che spesso accompagnano le figure con qualche intento simbolico che però ci sfugge.

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