Vai al menu Vai ai contenuti Vai al footer

Valcamonica, sito UNESCO n. 94

Il 16 novembre 1945 nasceva a Londra (UK) l’UNESCO, con l’obiettivo di favorire la pace fra gli Stati attraverso la cooperazione in campo scientifico e culturale; da qui la sfida di salvaguardare i siti ritenuti eccezionali per valore e bellezza culturale o naturale. Nel 1972, la Convenzione di Venezia istituiva la Lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità, da allora continuamente aggiornata. Attualmente l’Unesco riconosce 1154 siti, con l’Italia in cima a questa classifica delle meraviglie per numero di riconoscimenti. Il primo sito italiano, aggiunto alla Lista nel 1979, fu proprio l’arte rupestre della Valcamonica, non solo per la sua particolare importanza storico-archeologica, ma anche per la qualità degli studi ad essa correlati, che hanno aperto nuovi orizzonti per la comprensione della cultura umana.

Quando questo avvenne, molti si chiesero a che titolo delle incisioni apparentemente indecifrabili lasciate sulle superfici rocciose da uno sparuto numero di abitanti preistorici di una sperduta valle alpina avessero diritto a tale onore: infatti, un analogo riconoscimento fu dato solo in seguito a opere e luoghi che occupano spazi ben più importanti nella coscienza culturale e nei libri di testo italiani, quali Venezia e la sua laguna, l’Ultima Cena di Leonardo a S. Maria delle Grazie a Milano, i Fori Romani e il Centro Storico di Roma.

La commissione giudicatrice, composta dai rappresentanti di oltre sessanta paesi, aveva valutato che l’arte rupestre della Valcamonica non era solo espressione di brevi momenti di gloria o d’identità nazionale, ma era testimonianza della storia d’Europa, ancora in gran parte inedita. Di fatto la Valcamonica, che si estende a Nord di Bergamo e Brescia, con le sue migliaia di incisioni rupestri (datate, ordinate per periodi e analizzate nei contenuti) restituisce all’Europa 10.000 anni di storia, 8.000 dei quali, precedenti all’avvento di Roma, erano stati pressoché dimenticati dalla storiografia contemporanea.

E quale storia! Un meraviglioso racconto a fumetti, impresso sulla roccia dai diretti protagonisti, dagli artisti, che chiameremmo più volentieri compilatori, scribi o narratori, succedutisi nel corso di millenni. Tale patrimonio è rimasto in situ, là dove sta tornando alla luce, dove ancora possiamo riconoscere in quale posizione era l’istoriatore quando eseguiva quelle millenarie testimonianze.

Quindi, a giusto titolo, le incisioni rupestri della Valcamonica sono considerate Patrimonio Culturale dell’Umanità. Per ora, nessun’altra singola fonte ci dà una simile mole di dati per una storia dell’Europa e delle sue origini. La ricostruzione storica avviene attraverso la decodificazione e la lettura dei messaggi che gli antichi Camuni, giustamente soprannominati “Civiltà delle Pietre”, hanno lasciato impressi attraverso i millenni sulle rocce di questa valle.

Un errore comune quando si parla di questa antica civiltà è quello di immaginarla come un popolo fermo all’età della pietra, una banalizzazione spesso fatta da molti libri di storia. Come si è detto, è possibile far risalire i primi segni di insediamento umano nella Valle al XII millennio a.C.; tuttavia, circa l’80% delle incisioni rupestri è stato realizzato molto più tardi, durante l’Età del Ferro (I millennio a.C.), quando i Camunni avevano già una struttura sociale e politica ben organizzata, uno sviluppato patrimonio artistico e culturale e fitte reti commerciali con le popolazioni vicine (soprattutto Etruschi, Raeti e Celti), tutto questo ben prima di entrare in contatto con l’Impero Romano.

Le incisioni rupestri ci permettono di ricostruire questa civiltà analizzando le figure da essa lasciate, consentendoci di collocare il fenomeno della Valcamonica in una cornice temporale più ampia e di dare spessore e prospettiva a ben 10.000 anni (!) di storia.

Allegati e link utili

www.vallecamonicaunesco.it
Rock Drawings in Valcamonica – Unesco World Heritage Centre